Marco Lombardo

(Bologna 1965) vive e lavora in campagna nella periferia di Bologna. Utilizza il linguaggio fotografico con grande libertà, la fotografia tradizionale infatti in alcuni progetti si arricchisce di elementi pittorici e luminosi. Da molti anni espone suoi progetti in ambito nazionale in diverse gallerie e fiere di settore.

Alberto Zecchini

/.. Nei suoi lavori assistiamo ad un viaggio tra l’interiore e l’esteriore, le opere sono animate da personaggi onirici intrisi di colori che vanno dalle tonalità della terra alle nuance più accese dell’arancio e il magenta, a cui fanno da contraltare toni più freddi e gradazioni di azzurri si fondono in una materia viva e pulsante. ⁣Alle volte i soggetti rappresentati sembrano interagire, cercano un contatto, si sfiorano e sembrano inseriti in ambientazioni che possono richiamare il quotidiano, alle altre appaiono completamente estraniati, quasi alieni.⁣ Figure trasfigurate, prive di identità ma che proprio per questo diventano specchio mutevole di un’interiorità nella quale è possibile identificarsi e riconoscere tracce del proprio vissuto.⁣ Alberto Zecchini può certamente vantare un inconfondibile linguaggio pittorico dalla forte identità personale sviluppata da anni di studio e ricerca, così come possiamo certamente scorgere nel suo lavoro le tracce di, seppur inconsce, ispirazioni espressive e stilistiche proprie del grande Francis Bacon o del giovane, ma già molto affermato, artista romeno Adrian Gheine. ⁣Opere intense, sature, di grande formato, in cui entrare in punta di piedi, immergersi e restare a guardare affiorare le nostre emozioni.⁣
Ersilia Sarrecchia⁣

Alessandro Monti

Vive e lavora a Modena, dagli anni ‘70 sviluppa la sua ricerca artistica che spazia dalla pittura alla scultura.

“La cromaticità intensa che caratterizza la sua produzione fornisce all’osservatore risposte in termini di presenza e materia. Nella serie Relazioni il dialogo tra l’oggetto reale e la sua rappresentazione si fa strumento per leggere l’opera. Attraverso questa relazione il senso invade il quadro e produce significati importanti sulle riflessioni care all’artista, come l’ambiente, il tempo, la bellezza. Le sculture Reperti Siderali Luminosi ci si palesano come affascinanti minerali di un mondo diverso, che vive a metà fra tecnica e natura.”

Giulia D’Elia


Antonio Gregorio Maria Nuccio

Artista palermitano classe ’78, dipinge prevalentemente ad olio ed ha all’attivo numerose mostre personali e collettive. Attratto da personaggi storici e religiosi sceglie di rifugiarsi idealmente in uno spazio utopico collocato, solo apparentemente, al di fuori della realtà, portando avanti la propria poetica con uno sguardo che è sicuramente rivolto alla contemporaneità ed è connotato da forti radici che lo legano alla sua amata Sicilia. Il legame con la sua terra è immediatamente visibile nel decorativismo, in alcuni virtuosismi pittorici, nella vivacità dei colori, nelle fantasie sgargianti delle vesti, i pizzi e nelle tipiche ceramiche che spesso sono presenti nelle ambientazioni in cui vivono i personaggi e che rimandano ad un certo barocchismo siciliano.

Nelle opere di Antonio assistiamo ad un immaginario divertito e divertente popolato da donne d’altri tempi, regine e sante, vivacizzato da un’ironia lirica e pungente in una figurazione che segue un suo sentiero dove l’immagine è adoperata per dare vita ad una nuova modalità espressiva. I volti dei suoi personaggi presentano un’enfatizzazione dei tratti fisiognomici, cosi come le loro caratteristiche fisiche che vengono esasperate al limite della deformazione, mantenendo comunque una linea elegante ed un portamento delle figure quasi regale.

Ersilia Sarrecchia

Cetti Tumminia

E immersi noi siam nello spirto Silvestre, d’arborea vita viventi

[Gabriele D’Annunzio, da La pioggia nel pineto]

 

Per Cetti Tumminia – artista modenese classe 1977 – l’arte è disciplina solitaria, epifania dello spirito, profonda introspezione che sfocia in un sentimento panico, in una completa fusione tra uomo e natura. Così come nella poesia La pioggia nel pineto di Gabriele D’Annunzio il volto della donna amata dal poeta si trasforma in una foglia boschiva adornata di chiare ginestre, allo stesso modo nelle opere di Cetti Tumminia il virtuosismo della grafite conduce lo spettatore in una dimensione onirica, ove la figura femminile diviene potenza divina, metafora stessa dell’arte che si rinnova. Le trame emotive – e pittoriche – dell’artista si fondono con il suono della natura in una narrazione che dal particolare muove verso l’universale, fino a rivelare l’essenza della realtà. Lasciata da parte l’idea tradizionale di ritratto, inteso come fedele (o ideale) rappresentazione delle fattezze di un individuo, Cetti Tumminia scrive, di opera in opera, le pagine di un diario privato che trova eco in una dimensione collettiva, dando voce a sentimenti e stati d’animo ascrivibili al vivere contemporaneo. Tante alterità che confluiscono in un’identità liquida, frammentata, non del tutto risolta, in un’apparizione Effimera (questo il titolo di una delle principali serie in esposizione) che si solleva momentaneamente dal fondo per poi rituffarsi nel normale fluire delle cose. Non a caso, i fondali suggeriscono in genere un’idea di movimento, di michelangiolesco non-finito, attraverso il quale stabilire un possibile contatto con l’Assoluto. Le opere di piccole e medie dimensioni presentate alla Galleria ranarossa 3.0, tutte realizzate dal 2017 al 2019, sono accomunate dal soggetto – la figura femminile –, ma anche dalla scelta della carta come materiale d’elezione, di volta in volta lavorata a grafite, matite colorate e PanPastel, così come attraverso l’applicazione di stucchi successivamente incisi e graffiati. Materia come memoria che, specialmente nei lavori appartenenti al ciclo Dissolvenze, sembra alludere al bianco e nero fotografico, appreso da Cetti Tumminia nella camera oscura del padre, o ancora agli effetti drammatici del teatro (di cui l’artista ha fatto lunga esperienza), fino al nero profondo, ottundente, che sottrae l’immagine al consueto fluire del tempo, rendendola eterna. E il tema del tempo ritorna, infine, nelle decorazioni floreali che ricorrono in numerose opere. Motivi appresi dalla mano della madre e riprodotti con grande cura e perizia sulla carta. Punzoni che corrono lenti sugli stucchi. Solchi sottili ottenuti attraverso la rimozione delle paste. Fiori di campo, lillà e peonie. Foglie che diventano chiome su volti molli di pioggia, d’arborea vita viventi...



Chiara Serri

Gaetano Tommasi

Gaetano Tommasi, è nato a Lizzano (TA). Appassionato di pittura sin da giovane, inizia a fare arte da autodidatta producendo opere connotate da una vena Neosurrealista. Riprende l’approfondimento sulla pittura dopo la Laurea in Scienze Biologiche e quella in Comunicazione e Marketing all’Università di Modena. Nel 2011, pur essendosi sempre dedicato al disegno, inizia ad approfondire la pittura in modo sistematico e più organico. Inizia a frequentare corsi per la tecnica e l’uso del colore ad olio. Per alcuni anni frequenta vari atelier, confrontandosi con i rispettivi maestri per comprendere l’uso dei colori, i loro significati e le valenze psicologiche. Di recente completa gli studi in Arti figurative all’Istituto Europeo del Design di Como.
La ricerca è estesa agli aspetti interiori, personali e profondi della pittura, senza tralasciare i risvolti simbolici che spesso rappresenta con sovrapposizione di più soggetti, per i quali attinge da varie fonti, mettendoli in relazione e facendoli coesistere nella stessa tela per raccontare nuove storie.